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Archivio annuale 2019

Citta dell'Accoglienza - Roma ascolta i giovani

Città dell’Accoglienza – Roma ascolta i giovani

Il 15 dicembre 2019 – dalle 15.30 alle 21.30 – alla Città dell’Altra Economia di Roma, si terrà un evento promosso dalla Rete Locale per i Diritti, l’Accoglienza e l’Integrazione dei Rifugiati e Migranti, composta da varie organizzazioni non-profit attive sul territorio.
Un’occasione per saperne di più sui temi dell’accoglienza e dell’inclusione sociale dei minori stranieri non accompagnati attraverso tavole rotonde tematiche con le testimonianze dei ragazzi, laboratori per tutte le età e proiezioni cinematografiche negli spazi dedicati.
In apertura un breve video, MeMoria, sull’accoglienza presso l’isola di Lesbo, proiettato nella Sala Cinema, che ospiterà poi due film sulle vite, le scelte e le esperienze dei giovani:

  • alle ore 16:00 il docufilm Io sono qui, che è parte di un progetto condotto dall’UNICEF in collaborazione con il regista Gabriele Gravagna, l’Associazione Asante Onlus e il Comune di Palermo, che racconta il funzionamento di un centro di accoglienza per minori stranieri non accompagnati e il non facile percorso verso l’inclusione sociale;
  • alle ore 17:00 il docufilm Beautiful People di Gino Clemente che rincontra dopo sei anni i protagonisti de La mia classe, una occasione di confronto con i coetanei, alle prese con la vita quotidiana, le dinamiche lavorative, l’amore, il sogno di un futuro migliore.

In contemporanea con i film, si svolgeranno nella sala partecipativa anche due tavole rotonde, moderate dalla giornalista Eleonora Camilli, di Redattore Sociale: la prima alle ore 16:00 sui temi dell’accoglienza, la seconda alle ore 18:00 sul tema dell’inclusione lavorativa, in cui le organizzazioni presenteranno i propri testimoni e proporranno le soluzioni praticabili.

Tra i due momenti di approfondimento, si terranno le esibizioni del gruppo Renacer Latinoamericano e La Pizzica de Tarantafro.

Ci saranno anche attività dedicate ai bambini e ai ragazzi anche neomaggiorenni: dalle 16:00 alle 18:00 si susseguiranno letture e laboratori sulla migrazione, il giornalismo e i diritti dell’infanzia; sarà esplorato, inoltre, il tema del microcredito per lo sviluppo dell’imprenditorialità giovanile.

Dalle 18:30 in poi si potrà accedere all’area food organizzata dal catering multietnico Gustamundo.

Un finale strepitoso per divertirsi e ballare sui ritmi mediterranei di Sandro Joyeux e Alessandro Nosenzo, due artisti sensibili al tema dell’accoglienza che si esibiranno in un live acustico a partire dalle ore 20.00.

Sarà possibile ottenere maggiori informazioni nello spazio dedicato agli stand delle associazioni promotrici dell’evento.
Ingresso libero

Città dell’Altra Economia, ex mattatoio, Largo Dino Frisullo, snc, 00153 Roma RM

Organizzazioni partecipanti:
Amnesty Lazio
ASCS – Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo
AEDIC – Associazione Europea per i Diritti Civili
Baobab Experience
CivicoZero
Comunità di Sant’Egidio
EMERGENCY
Gustamundo
Ius &Nomos
Libera Contro le Mafie
Liberi Nantes
Piuculture
Prime Italia
Refugees Welcome Italia
Rete Scuolemigranti
Unicef Italia

Approfondimento: La protezione sociale

Il fenomeno della tratta degli esseri umani in Italia è molto forte e presente. Fino ad oggi in Italia si è tentato di affrontare questo fenomeno ricorrendo alla protezione sociale ovvero a una forma di tutela dello straniero vittima di violenza o grave sfruttamento connessi a determinati reati (sfruttamento della prostituzione, sfruttamento minorile, accattonaggio, riduzione in schiavitù, tratta di persone e altri reati ex art. 380 Codice di Procedura Penale) e nei confronti del quale possono sorgere concreti pericoli per la sua incolumità.

In questo novo approfondimento, la nostra corsista 2018 Sara Cei approfondisce la lezione della Prof.ssa Veronica Lentini (OIM/International Organization for Migration) sul tema della Protezione sociale.

La protezione sociale

Approfondimento: Il diritto di asilo nell’ordinamento internazionale

La nostra corsista 2018 Wanda di Pasquale approfondisce la lezione della Prof. Jürgen Humburg, già funzionario dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), sul tema del diritto di asilo nell’ordinamento internazionale analizzando i principi e le fonti normative riguardanti la protezione internazionale con un particolare sguardo alla Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status dei rifugiati.

Il diritto di asilo nell’ordinamento internazionale

Approfondimento: I visti di ingresso

La nostra corsista 2018 Wanda di Pasquale approfondisce la lezione della Prof.ssa Favilli sul tema dei Visti di ingresso analizzando tutta la recente normativa.

I visti di ingresso

Approfondimento: Il sistema europeo di asilo

In questo nuovo approfondimento Lucia Chieppa ripercorre la lezione sul Sistema europeo di asilo a cura della Prof.ssa Favilli. Vengono analizzate tutte quelle regole che negli Stati membri dell’Unione europea disciplinano la materia dell’asilo e che sono fortemente influenzate, oltre che da Trattati internazionali come la Convenzione di Ginevra del 1951, dagli atti emanati nel corso degli ultimi anni dall’Unione europea.

Questi atti compongono il cosiddetto “Sistema europeo comune di asilo” e, pur fra riluttanze degli Stati membri e prassi ancora molto differenziate, hanno un’influenza ormai decisiva sulla disciplina interna a ciascun Paese.
È dunque fondamentale per chiunque, a qualunque livello operi in questo campo, conoscerne il contenuto e le ragioni che ne stanno alla base.

SEA e attuazione

Approfondimento: Ruolo UE e Schengen

Al fine di favorire l’approfondimento degli argomenti trattati durante il corso in diritto dell’immigrazione e riconoscimento della protezione internazionale, pubblichiamo alcuni dei lavori svolti dai nostri corsisti dell’edizione 2018.

Nella dispensa che troverete allegata a fine articolo, Paola Sonni ripercorre la lezione “Principi ed indirizzi a livello europeo in materia di immigrazione” a cura della Prof.ssa Chiara Favilli ed analizza le novità istituzionali dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Al fine di delineare il ruolo dell’Unione Europea nel panorama delle politiche migratorie, è necessario fornire alcune chiavi di lettura e ripercorrere le tappe fondamentali del percorso che ha portato l’Unione a diventare uno degli attori principali della politica di visti, asilo e immigrazione.

Ruolo UE e Schengen

CEDU: l’extracomunitario pericoloso può essere espulso, non è violato il diritto alla vita privata

Pronunciandosi su un caso “italiano” in cui si discuteva della legittimità della decisione delle autorità italiane di respingere la richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno di un cittadino marocchino in quanto soggetto socialmente pericoloso e la sua conseguente espulsione verso lo Stato di appartenenza, la Corte EDU ha escluso che vi fosse stata una violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (diritto al rispetto della vita privata). La Corte ha deciso di esaminare la denuncia dell’extracomunitario ai sensi dell’articolo 8 della Convenzione EDU sotto il profilo della violazione del diritto alla vita privata, analizzando nel merito la situazione del ricorrente – in particolare, trattandosi di un uomo di 39 anni non sposato, senza alcun legame specifico di dipendenza verso i suoi familiari, tutti adulti – escludendo che si versasse nell’ambito della “vita familiare” ai sensi dell’articolo 8 della Convenzione. La Corte (sentenza 14 febbraio 2019 n. 57433/15) ha ritenuto che i giudici italiani, che si erano espressamente richiamati all’articolo 8, avessero preso in esame l’interesse del Narjis alla protezione della sua vita privata rispetto all’interesse dello Stato volto alla protezione dell’ordine pubblico, applicando i criteri fissati dalla Corte EDU in materia. In particolare, si è osservato che, in considerazione dei precedenti penali risultanti dal casellario giudiziale a suo carico, l’uso regolare di sostanze stupefacenti da parte del medesimo e l’apparente impossibilità del medesimo di essere inserito in un percorso professionale, le autorità italiane avevano legittimi motivi per dubitare della solidità dei suoi legami sociali e culturali con il paese ospitante.

Articolo a cura di di Alessio Scarcella – Consigliere della Corte Suprema di Cassazione

http://www.quotidianogiuridico.it/

Ue: una necessità per tutti nel XXI secolo

Per i miei genitori, l’Europa è stata un ideale: la pace che avrebbe messo fine alla morte e alla distruzione generate da due guerre mondiali. È pur vero che l’Europa era un sogno di pochi, ma era un sogno che ha avuto il potere di assicurare il periodo ininterrotto di pace più lungo nella storia di un continente martoriato da secoli di guerre e di violenze. Una pace che ha preso piede dapprima in Europa occidentale, per poi espandersi a est dopo la fine della Guerra fredda.

Per me, l’Europa è stata l’opportunità di una vita: dall’emozione dell’Interrail da adolescente, agli studi in Gran Bretagna, dal primo lavoro a Bruxelles e al matrimonio in Spagna, per finire, più banalmente, con il sollievo di non dover spegnere il roaming ogni volta che un volo mi portava in una città dell’Unione. L’Europa, per me e per molti – ma non per tutti -, è stata un lusso.

Ma per mio figlio di sette anni, quale sarà il significato del progetto europeo? Sarà semplicemente il ricordo sbiadito delle storie d’infanzia dei nonni? O sarà forse il risentimento nei confronti dei suoi genitori, entusiasti di lussi che lui non potrà vivere allo stesso modo? Il progetto europeo lo lascerà indifferente o addirittura scettico e risentito, visto e vissuto come un relitto di un passato che non ha avuto la fortuna di vivere?

Europa unita a partire dai bisogni fondamentali

Non penso. Per mio figlio, così come per ogni cittadino europeo nel ventunesimo secolo, l’integrazione europea sarà ancor più vitale di quanto non lo sia stata per le passate generazioni. Il progetto europeo, dall’essere l’ideale di pochi, e un lusso per molti, diventerà una necessità per tutti
Ecco perché. Gli europei sono certamente molto diversi, a volte divisi. I loro interessi specifici a volte convergono, spesso differiscono, e altre volte divergono e si contrastano. La storia e la geografia non possono essere modificate. Eppure condividiamo gli stessi bisogni fondamentali: la sicurezza, il benessere e la libertà. Nessuno di questi bisogni basilari può essere soddisfatto, nel tempo in cui viviamo, senza l’Unione europea.

La nostra sicurezza non può essere data per scontata oggigiorno. Siamo minacciati internamente da reti criminali e terroristiche; siamo circondati da Stati fragili o falliti; siamo drammaticamente ripiombati in un’era dominata dalla geopolitica, dall’assertività russa a est alla crescente competizione tra Stati Uniti e Cina, in cui una guerra commerciale e tecnologica cela lo spettro di un possibile confronto militare negli anni a venire.

Su scala globale, le dimensioni contano

Di fronte a queste sfide, cosa possono fare da sole l’Italia, o la Francia, la Germania o altri Paesi? Ben poco. In ambito di sicurezza, e ancor più di difesa, le dimensioni contano. E ogni Stato membro dell’Unione, inclusi i più grandi, è semplicemente troppo piccolo su scala globale per poter proteggere i propri cittadini.

Non a caso, proprio in questi anni, nonostante il divampare di nazional populismi, gli europei, per la prima volta nella loro storia, hanno fatto i primi passi verso un’Europa della difesa. Tentare la via verso un’autonomia strategica europea non è un vezzo, né tantomeno un insulto agli Stati Uniti, l’alleato principale degli europei. È invece una necessità, e probabilmente la condicio sine qua non per un sano partenariato atlantico nel ventunesimo secolo.

Ciascun europeo tiene al proprio benessere: alla qualità del proprio lavoro così come del tempo libero, all’istruzione e alla sanità, al cibo che mangia, all’acqua che beve e all’aria che respira. In un mondo complesso e interconnesso, niente di tutto questo può essere garantito da Stati di piccole e medie dimensioni come i nostri. Immaginate di dover negoziare un equo accordo di libero scambio che garantisca il benessere dei cittadini olandesi o italiani se i Paesi Bassi o l’Italia dovessero trattare da soli con Stati Uniti, Cina o India. Proviamo a immaginare cosa succederebbe se giganti della tecnologia come Microsoft, Amazon o Google non dovessero negoziare tasse e regolamentazione della concorrenza con una Commissione europea che rappresenta 500 milioni di consumatori, ma con Lisbona, Nicosia o Vilnius. E riuscirebbero 28 Paesi europei piccoli e divisi a salvare il pianeta dal cambiamento climatico e dal degrado ambientale? Ovviamente no.

In difesa delle nostre libertà

Ultima, ma certamente non meno importante, è la nostra libertà, sancita nei diritti e nelle regole delle nostre democrazie. Non siamo nemmeno lontanamente giunti alla fine della storia: abbiamo abbandonato l’illusione di un mondo in cui i Paesi convergono verso la democrazia liberale e in cui l’Unione europea aveva come missione aiutare gli altri a diventare più simili a lei. Oggi sappiamo che diffondere generosamente la nostra bontà attraverso le politiche di allargamento e di vicinato e la promozione di organizzazioni regionali modellate sulla nostre è un sogno irrealizzabile.

Oggi, naturalmente, queste politiche esistono ancora, anche se caratterizzate da un maggiore pragmatismo. Eppure devono affrontare forze contrastanti: non dobbiamo più solo proiettare i nostri valori verso l’esterno, ma anche – una questione forse ancora più importante – proteggere i nostri diritti e le nostre libertà dall’insidioso soft power di altri modelli di governance visti con crescente interesse e ammirazione da alcuni segmenti della nostra popolazione. Perché la verità è che alla base del soft power si trova, in tutta franchezza, il potere stesso.

Fino a quando sistemi politici illiberali, autoritari e autocratici saranno visti come un successo dai nostri concittadini, sia in termini economici (la Cina) sia strategici (la Russia), tali modelli alternativi costituiranno un’attrattiva irresistibile per le nostre società. Questa capacità di attrazione è aiutata da politiche attive, dalle campagne di disinformazione condotte dalla Russia alla mastodontica Nuova Via della seta promossa dalla Cina.

Ma, a volte, il puro potere di attrazione è sufficiente: basti pensare a Italia e Russia oggi. Presumibilmente, Mosca non ha bisogno di investire molte risorse per persuadere l’attuale governo italiano a sostenere le sue politiche e il suo approccio. L’ammirazione per l’”uomo forte” Vladimir Putin basta ad attirare i leader nazionalisti nell’orbita del Cremlino. Per proteggere i diritti e le regole che garantiscono le nostre libertà come individui e come società, ancora una volta, le dimensioni contano. L’unico modo per proteggere le nostre democrazie liberali e continuare a essere un modello per altri Paesi è mostrarci uniti.

Verso un nuovo ordine mondiale

Questo mi porta all’ultimo punto della mia riflessione, che riguarda la governance globale. Stiamo vivendo in un’epoca di profonda trasformazione globale. Il potere si sta spostando da ovest a est, si sta diffondendo oltre i confini nazionali, non risiede più in determinate entità, ma scorre tra di loro, attraversando terra, mare, aria, spazio e cyberspazio grazie a reti e a nodi.

Istituzioni, regole e regimi costruiti secondo la configurazione precedente – l’ordine liberale internazionale, se vogliamo – dovranno inevitabilmente evolversi per riflettere questo profondo cambiamento del sistema globale. Gli attori statali e non statali che non condividono affatto i nostri interessi avranno per forza di cose un ruolo più centrale nel plasmare l’ordine – o disordine – che verrà. Anche qui, le dimensioni contano: solo se saremo uniti come europei ci spetterà un posto al tavolo delle grandi potenze. Frammentati e divisi saremo ridotti a una voce sul menu.

E se non restiamo uniti, mio figlio e i vostri figli saranno relegati al ruolo di spettatori, invece che attori, del loro futuro.

Articolo a cura di Nathalie Tocci (Affari Internazionali) tratto dal keynote address alla conferenza “State of the Union”, organizzata dal Clingendael Institute in collaborazione con il ministero degli Esteri olandese e il Parlamento europeo il 25 gennaio scorso a L’Aia.

Sea watch, Corte di Strasburgo: no sbarco migranti ma assicurare cure, cibo e acqua

La Cedu “non ha accolto le richieste dei richiedenti di essere sbarcati” ma ha chiesto al governo di “tenerla informata sugli sviluppi”. Conte: 5 Paesi disponibili a ricollocamento. Macron: Francia non si sottrae. Oltre 130 dispersi al largo delle coste di Gibuti

La corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo si pronuncia sul caso della nave Sea watch 3, ormeggiata da giorni in rada davanti a Siracusa con a bordo 47 migranti e in attesa di un porto. La Corte “non ha accolto le richieste dei richiedenti di essere sbarcati”, ma ha chiesto all’Italia di “prendere il prima possibile tutte le misure necessarie per assicurare ai ricorrenti cure mediche adeguate, cibo e acqua”. Per i minori non accompagnati, inoltre, è stato chiesto al governo di garantire anche una “tutela legale” adeguata. Intanto, oltre 130 migranti vengono dati per dispersi dopo che due barconi sui quali viaggiavano si sono rovesciati al largo delle coste di Gibuti.

La decisione della Corte

La Corte, che ha deliberato a maggioranza in base alla cosiddetta regola 39, ha anche “richiesto al governo di tenerla regolarmente informata sugli sviluppi della situazione” a bordo della nave e ha deciso che le misure d’urgenza adottate oggi resteranno in vigore fino a un’ulteriore notifica. La Corte si è pronunciata su due richieste giunte dalla nave, con le quali si domandava di ordinare all’Italia lo sbarco dei 47 migranti a bordo perché, secondo quanto reso noto, “la situazione della nave è precaria e i migranti non sono in buone condizioni fisiche”. La prima è arrivata il 25 gennaio. A farla sono stati il capitano, il capo della missione di salvataggio della Sea Watch e uno dei migranti a bordo. La seconda è arrivata ieri ed è stata inviata dai 15 minori a bordo. La Corte, prima di pronunciarsi, ha inviato una serie di domande sia alle autorità italiane sia alla stessa Sea Watch.

Conte: 5 Paesi hanno dato disponibilità per ricollocamento

Del caso della Sea watch è tornato a parlare anche il premier Giuseppe Conte. La vicenda, ha detto dal vertice ‘Med7’ di Cipro, “evidentemente denuncia l’incapacità di gestire con meccanismi condivisi europei questo fenomeno”. “Colgo l’occasione – ha aggiunto – per manifestare un ringraziamento ai Paesi amici che hanno dato disponibilità nella prospettiva di una redistribuzione” dei migranti. Conte ha spiegato di aver “sollecitato i miei colleghi a cercare, soprattutto noi del sud Europa, di trovare gli strumenti e la forza per convergere verso un meccanismo condiviso”. Secondo il premier, per il ricollocamento hanno dato disponibilità “Germania, Francia, Portogallo, Romania e Malta”. Conte ha annunciato per stanotte “un vertice con i vice premier e si parlerà anche di Sea Watch”. Entrambi, Salvini e Di Maio, chiedono che a farsi carico dei migranti sia l’Olanda, Paese di bandiera della nave.

Macron: Francia non si sottrae a redistribuzione migranti

Da Cipro è intervenuto anche il presidente francese Emmanuel Macron. La Francia, ha confermato, ha sempre partecipato alla redistribuzione dei migranti, “lo dico in modo chiaro anche per le 47 persone a bordo della nave” Sea Watch 3. Poi ha aggiunto: “Per la Sea Watch 3 bisogna applicare tre principi: il principio dello sbarco nel porto più vicino, cioè l’Italia, il principio della distribuzione dell’onere”, dal quale la Francia non si è mai sottratta, “e infine il diritto, ovvero dobbiamo fare in modo che le Ong rispettino le regole”.

Oltre 130 migranti dispersi

E mentre si cerca una soluzione per la Sea watch 3, in mare continuano i viaggi dei migranti. L’agenzia delle Nazioni Unite per le migrazioni ha fatto sapere che oltre 130 persone vengono date per disperse dopo che due barconi sui quali viaggiavano si sono rovesciati al largo delle coste di Gibuti. La stessa fonte ha riferito che un suo team è sul posto e ha recuperato un sopravvissuto che ha raccontato di essersi imbarcato su una delle due barche insieme ad altre 130 persone. Secondo quanto ha riferito la polizia, finora sono stati recuperati cinque cadaveri. Testimoni hanno raccontato che le due imbarcazioni erano sovraccariche e si sono rovesciate circa mezz’ora dopo esser salpate. Migranti dalla regione del Corno d’Africa spesso salpano dalle coste di Gibuti per traversare lo stretto di Bab al-Mandab diretti verso la penisola araba, con la speranza di trovare lavoro nei ricchi Paesi del Golfo.

Articolo pubblicato su SkyTg24 il 29/01/2019

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